Per una finanza disarmata

Per una finanza disarmata e di pace, contro gli speculatori sulle guerre

 

Scriviamo questo editoriale di presentazione del nuovo sito di Fondazione Finanza Etica dedicato a Finanza Disarmata mentre il rombo delle armi risuona dalle pianure dell’Ucraina fino ai nostri lidi da ormai 15 mesi.
Stridore di armi accompagnato da folle plaudenti di uomini e donne di governo, della politica, della cultura, dell’informazione che, non paghi della morte e distruzione seminati in questi mesi di guerra, si accalcano sul proscenio dei media a chiedere armi sempre più efficaci (leggi, letali e precise), vendetta mascherata da giustizia, escalation militare gabellata per difesa. Questa folla pronuncia, anzi urla, molte parole; un profluvio inarrestabile di dichiarazioni roboanti che si inseguono l’un l’altra, senza sosta. Ma nessuno, a parte papa Francesco, riesce a pronunciare la parola “pace”. Perché ormai la si è equiparata e confusa con “resa” e certamente nessuno che combatte vuole arrendersi.
Così, mentre i galli si azzuffano in un combattimento il cui unico possibile esito è la morte, il soccombere di uno dei due (o di entrambi) i contendenti, intorno si assembrano i tifosi urlanti, che scommettono soldi, veri e tanti, sulla vittoria del proprio beniamino. Nelle seconde file di questa arena sanguinolenta, più silenziosi ma non meno attivi, ci sono gli allibratori, cioè coloro che ricevono le scommesse e le registrano sui libri bollati. Sugli spalti, comodamente seduti a rimirare questo loro capolavoro, ci sono i finanziatori, a cui si rivolgono gli scommettitori per avere il denaro da giocarsi. Accanto a loro gli allevatori di galli da combattimento, che producono le “armi” della disputa e si arricchiscono con questo perfetto sistema di scommesse sul combattimento e sulla morte dei galli. 

Questo è il sistema della guerra reso in forma di metafora. Appunto, un sistema in cui tutto è oliato alla perfezione, in cui c’è sempre chi ci lucra per mestiere (allibratori, finanziatori, allevatori) e sempre chi perde (i galli).
Ci sono i vincitori occasionali, magari dalla puntata fortunata che però, se continuano a giocare, rischiano di perdere tutto. Sono i politici, i media, gli intellettuali tifosi, così intenti ad urlare che non riescono ad ascoltare quelli che, al di fuori di questa arena di morte, pronunciano parole di pace. Una maggioranza non silenziosa, ma dalla voce troppo flebile perché la ragione, in questo tripudio orgiastico di
armi & denaro, è soffocata, inudibile e inaudita.

Ecco, in questo campo di guerra, noi di Fondazione Finanza Etica cerchiamo di far sentire la nostra voce, concentrandoci su quelli che alimentano il combattimento con i loro (che poi sarebbero i nostri, i vostri, dei risparmiatori) soldi.
Esistono modi migliori per utilizzare i risparmi dei cittadini e delle imprese (che è il lavoro della finanza) che non questo gioco d’azzardo sulla morte e sulle armi.
La finanza etica li pratica da decenni ed è in buona salute. Non è scritto da nessuna parte che per far fruttare i soldi dei risparmiatori si debbano scommettere nel settore degli armamenti.
Anzi, è vero il contrario. Le guerre si fanno, producono anche grandi subitanei guadagni, ma poi, a un certo punto, terminano. Dopo distruzioni e morti immani, su cui – ci potete scommettere – ci sono già gli stessi finanziatori pronti a guadagnare sulla ricostruzione. A quel punto gli scommettitori seriali dei i soldi dei risparmiatori potrebbero trovarsi a malpartito. La finanza disarmata è saggia, lungimirante, conveniente, alla lunga.

Finanza Disarmata è il luogo che dà conto di questo continuo e instancabile lavoro di costruzione di una finanza che non partecipa al sistema della guerra, che non si accontenta di condannarlo o, peggio, di fare vuote e retoriche dichiarazioni di fede democratica e di difesa di diritti. Di una finanza che pratica ogni giorno una difficile ma non impossibile coerenza fra i principi, i valori e la finanza che li invera.

Mentre scriviamo queste note si parla del trasferimento di jet da combattimento F-16 all’Ucraina da parte di paesi Nato. L’ambasciatore russo negli Stati Uniti, Anatoly Antonov, ha dichiarato di considerare questo un coinvolgimento della Nato nel conflitto: «È importante che gli Stati Uniti siano pienamente consapevoli della risposta russa», ha affermato. «In Ucraina non ci sono infrastrutture per il funzionamento degli F-16 e non c’è nemmeno il numero necessario di piloti e di personale addetto alla manutenzione», ha continuato Antonov, concludendo con una domanda: «Cosa succederà se i caccia americani decolleranno da campi di volo della Nato, controllati da ‘volontari’ stranieri?». Antonov ha le mani sporche di sangue, ma la domanda non è per questo meno inquietante.
Ecco,
Finanza Disarmata è il nostro modo per rivolgere questa domanda agli scommettitori seriali urlanti e ai finanziatori e agli allevatori pasciuti e silenziosi che siedono tranquilli sugli spalti. Ma, allo stesso modo, la domanda è posta a ciascuno di noi, lontano da questo campo di combattimento: «cosa succederà? E cosa farà, ciascuno di noi, perché non accada?». 

Ci sono cose che si possono (e, dunque, si devono) fare per evitare la guerra, per fermare i «cani della guerra e gli uomini dell’odio», come cantavano i Pink Floyd nel 1987. Essi dicono: «La nostra moneta è carne e ossa. L’inferno è stato aperto e messo in vendita. Radunatevi e contrattate. Per i soldi, mentiremo e inganneremo. Un mondo, è un campo di battaglia e noi lo distruggeremo». Sappiamo che «I cani della guerra non negoziano, non capitolano», ma «i vincitori possono perdere e le cose possono essere logorate».
Noi scommettiamo sul cambiamento del sistema, in cui tutti vincono perché nessuno è sconfitto; in cui la voce della ragione possa prevalere sulle voci diventate rauche dal troppo urlare; in cui i soldi non servano per mentire e ingannare, ma per costruire un mondo che sia un campo da coltivare e non di battaglia.

 

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